L'Impero colpisce ancora (410-418) - Ep. 26 (2)
Una nuova rivolta in Gallia: Giovino, Goar, Gundahar
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Giovino, un imperatore-fantoccio
Nel frattempo la Gallia non era affatto pacificata, nonostante la morte e sconfitta di Costantino III. C'erano stati due eventi che avevano ulteriormente complicato un quadro già confuso: l'esercito del Reno si era ammutinato nuovamente e aveva nominato un nuovo imperatore e i Goti erano finalmente entrati in Gallia, aggiungendo una ulteriore pedina al complicatissimo scacchiere gallico.
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Vediamo innanzitutto cosa accadde a nord: alcuni Alani non erano andati verso ovest e verso la Spagna ma erano rimasti nel nord della Gallia, di converso si erano uniti al banchetto di quello che restava della Gallia Romana anche i Burgundi che avevano attraversato il Reno e avevano occupato la sezione centrale del vecchio limes, stabilendo la loro capitale a Mainz. Il re degli Alani, Goar, e il re dei Burgundi, Gundahar, insieme controllavano le terre tra la Mosella e il Reno. La sconfitta di Costantino III aveva creato un vuoto di potere e si sa, in politica non esiste il vuoto. La Gallia del nord non aveva nessuna intenzione di tornare a prendere ordini da parte di quei buffoni di Ravenna, grazie tante. Goar e Gundahar, assieme a quello che restava della Gallia settentrionale Romana, avevano elevato un gallo-romano di rango senatorio alla dignità imperiale, ovviamente si trattava di un semplice fantoccio a fare da schermo legale allo strapotere dei barbari, un po' come Prisco Attalo per i Goti. Il gallo-romano si chiamava Iovinus o Giovino.
Il primo atto di Giovino fu ovviamente di legalizzare l'occupazione da parte dei Burgundi e degli Alani della sponda sinistra del Reno: Giovino sapeva bene a chi doveva la sua carica. In contemporanea Giovino inviò messaggeri ad un altro senatore che aveva avuto una esperienza simile: ma ovviamente il nostro Prisco Attalo, sempre un ospite dei Goti e oramai uno dei confidenti più importanti di Re Athaulf.
Attalo consigliò a Giovino una alleanza: con la forza militare di quello che restava dell'esercito Romano del Reno, dei Germani e dei Goti Giovino avrebbe avuto quello che serviva per rovesciare il potere di Ravenna e installare un nuovo governo per tutto l'impero occidentale. Le trattative avanzarono rapidamente e Athaulf decise che era arrivato di mettere in pratica un piano che il suo predecessore Alaric aveva immaginato più volte: nel 412 portò l'intera carovana dei Visigoti dall'altro lato delle Alpi. Lo stato Romano sembrava inflessibile nella difesa dell'Italia, forse in Gallia i Goti avrebbero avuto più fortuna tra i relitti galleggianti di quello che restava della Gallia Romana.
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Flavio Costanzo deve aver emesso un rumoroso sospiro di sollievo nel vederli partire: per rimettere in sesto l'impero aveva innanzitutto bisogno di riavere il pieno controllo dell'Italia e il suo esercito, pur vittorioso, non era ancora nelle condizioni di affrontare i Visigoti. A prima vista l'uscita dei Goti dalla scena italiana era un'ottima notizia. Quello che però Flavio Costanzo doveva evitare a tutti i costi era che giungessero a buon fine le macchinazioni di Prisco Attalo e Giovino. Una alleanza tra Visigoti, Germani e Gallo-romani sarebbe stata effettivamente impossibile da fermare.
Le guerre si vincono anche con la penna
Qui ahimè debbo avventurarmi sulle sabbie mobili della speculazione perché credo sia l'unica chiave per comprendere quel che avvenne. Flavio Costanzo non era solo un ottimo generale e un capace amministratore, credo fosse anche un fine politico e stratega. Non è solo con la forza bruta che si vince una guerra, soprattutto la complicatissima partita a scacchi che si giocava ora sulla pelle dell'occidente. Flavio Costanzo sapeva che c'era solo una cosa che poteva far perdere il lume della ragione ai Balti, la famiglia di Alaric e Athaulf: ma ovviamente Sarus, il Goto che era un nemico acerrimo dei Balti e che continuava ad essere una figura importante della corte di Ravenna. Sarus era uno dei principali generali di Flavio Costanzo e uno dei suoi potenziali rivali per il massimo comando. Due piccioni con una fava: credo che Flavio Costanzo riuscì con un robusto mobbing e una rete di intrighi ad isolare Sarus a corte. Sarus si risentì a tal punto che decise di abbandonare Onorio e di rifugiarsi presso l'unica possibile alternativa: Giovino. Sarus partì da Ravenna con un piccolo seguito e si diresse in Gallia.
Qualcuno fece sapere ad Athaulf che Sarus era in viaggio verso la Gallia con un piccolissimo seguito. La stessa lingua fece sapere ad Athaulf che Giovino aveva trattato con Sarus per farne uno dei suoi comandanti in capo. Non ho prove per dire dietro tutto questo c'era Flavio Costanzo ma se non lui chi? Se fu davvero sua la mossa fu uno dei capolavori politici di Flavio Costanzo: Athaulf fece fuori Sarus in una imboscata e, irritato anche per altre ragioni, ruppe con Giovino e fece sapere a Flavio Costanzo che forse era arrivato il tempo di rimettere questo parvenu di Giovino e i suoi burattinai barbari al posto loro.
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Con un colpo da maestro Flavio Costanzo ottenne non solo che Goti e ribelli in Gallia si unissero ma fece sì che i Goti tornassero dalla parte di Ravenna, come ai bei tempi di Stilicone. In cambio i Goti ottennero di potersi stanziare temporaneamente in Aquitania e Bordeaux aprì le porte ai Visigoti senza bisogno di combattere.
Il 413 fu l'anno in cui collassò anche l'usurpazione di Giovino: l'esercito di Flavio Costanzo arrivò in Gallia e assieme ai Visigoti di Athaulf pose velocemente fine alla ribellione della Gallia del nord. I goti annientarono l'esercito nemico e poi circondarono Valence dove si era rifugiato Giovino. Questi fu costretto ad arrendersi: anche la sua testa fu inviata a Ravenna dove stavano terminando le picche sulle quali appendere le teste degli usurpatori.
Rinnovare Roma con le armi gotiche
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Ataulfo, Re dei Goti, in questo quadro ottocentesco oggi al Prado
Athaulf era stato di parola e si aspettava di essere ricompensato per il buon lavoro eseguito: aveva finalmente dimostrato a Ravenna che i suoi Goti potevano essere una forza a sostegno delle autorità e non solo una forza distruttiva. Ma anche Athaulf sottovalutò la diffidenza che anni di saccheggi e devastazioni avevano causato nella mentalità dei Romani, per non parlare del sacco di Roma. I Goti erano stati degli utili idioti ma Ravenna non aveva alcuna intenzione di trattare con loro in buona fede e cercò una scusa per rompere la breve alleanza: la scusa fu richiedere il rilascio di Galla Placidia come precondizione per un accordo, condizione inaccettabile per Athaulf.
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La risposta di Athaulf all'ennesimo voltafaccia dei Romani fu la consueta sequenza di saccheggi: se Ravenna non voleva i Goti come alleati avrebbe provato nuovamente quanto ci si divertiva ad averli come nemici. La Gallia meridionale soffrì lo stesso fato dell'Italia, Narbonne e Tolosa furono catturate e i Goti mossero persino all'attacco di Marsiglia: l'attacco però fallì e Athaulf fu così severamente ferito che diede ordine ai suoi di tornare in Aquitania, la nuova base delle operazioni per i Visigoti. Anche lì però furono tormentati dagli stomaci vuoti: la carestia seguiva i Goti come una condanna, ogni volta che si abbandonavano ai loro saccheggi nell'eterna guerra di posizione con le autorità imperiali.
Athaulf comprese che la situazione andava sbloccata in qualche modo. Nel suo entourage c'era ancora un premio più importante di ogni gioiello, il premio che si era trascinato dietro da Roma. Leggenda vuole che fosse stato lui a catturare l'altera Galla Placidia e fu sempre Athaulf a chiedere in sposa la principessa dei Romani. Probabilmente fu solo politica, o forse anche Galla era rimasta vittima della nota sindrome di Stoccolma, sta di fatto che Galla acconsentì a sposare Athaulf e a quanto pare anche di buon grado. I due furono uniti in matrimonio in una spettacolare cerimonia celebrata coreograficamente nella casa di uno dei senatori della Gallia meridionale, nei pressi di Narbonne. Athaulf per quel giorno indossò un'uniforme da alto ufficiale Romano, fece doni regali alla sua novella sposa, va detto in gran parte frutto del bottino del sacco di Roma ma ehi, nessuno badò troppo ai particolari. Prisco Attalo, l'imperatore fallito, recitò il poema nuziale. Il Re del nord e la principessa del sud furono uniti in matrimonio nella costernazione della corte di Ravenna. Fu forse in quell'occasione che Athaulf declamò qualcosa di simile al famoso discorso che ci ha tramandato Orosio. Fatemi fare lo storico antico e fatemi mettere anch'io delle parole in bocca ad Athaulf, senza avere la certezza che le avesse davvero pronunciate: “In principio pensavo di sostituire alla Romania, l'impero dei Romani, una nuova Gothia, un nuovo impero universale di cui io sarei stato il fondatore, come Augusto fu il fondatore dell'impero dei Romani. Ma mi sono convinto che l'indole dei miei Goti, anarchica e incontrollabile, non si presta alla costruzione di un impero, che per necessità deve essere basato sulle leggi e il diritto. Ho pertanto deciso di diventare il rinnovatore di Roma, non il suo distruttore: Goti e Romani assieme potranno rinnovare questo nostro impero e assieme ricostruire la potenza di Roma”.
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Ovviamente non sappiamo cosa disse davvero Athaulf, o se disse alcunché. Quel che è certo è che la sua politica da allora in poi si basò in sostanza sul discorso di Orosio, cosa che rende la questione muta. Quanto a Galla e Athaulf, pare che vissero quell'anno in totale armonia e i canonici nove mesi dopo il matrimonio i due avranno un figlio che riceverà l'altisonante nome di Teodosio, il nome del padre di Galla. Onorio non aveva figli, né mai li avrà. In questo momento dunque il piccolo Teodosio, figlio del re dei Goti e di Galla, era l'erede dell'Impero Romano d'occidente.
Ravenna colpisce ancora
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Le favorite dell'imperatore Onorio, quadro pre-raffaellita
Questo stato di cose non era però accettabile per Flavio Costanzo e Onorio: non avevano resistito anni e anni ai Visigoti per vedere uno dei loro sedere sul trono dei Cesari e degli Augusti. Una volta raccolte le forze disponibili Flavio Costanzo mosse contro i Goti, spedendo la flotta a bloccare tutti i porti, in modo da impedire l'arrivo di rifornimenti alimentari in Gallia meridionale, una regione devastata dalla carestia.
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Athaulf, spostatosi a Bordeaux, decise di reagire nominando nuovamente un imperatore Romano alternativo a Onorio, un uomo che avrebbe retto formalmente l'impero fino alla maggiore età di suo figlio Teodosio. E chi poteva essere questo nuovo imperatore se non il nostro vecchio amico Prisco Attalo? Il nostro senatore divenne imperatore per la seconda volta, ma tutto fu vano. Flavio Costanzo era riuscito ad operare un blocco totale dei Goti, riducendoli alla fame. Athaulf fu costretto a trascinare l'intera tribù in Spagna, con l'obiettivo di trovare ancora nuove terre sulle quali vivere, dopo aver devastato Italia e Gallia. A Barcellona la coppia reale fu colpita da un tremendo lutto: l'ancora infante Teodosio morì, come accadeva spesso ai bebè nel mondo antico, e fu sepolto dai genitori in una bara coperta d'argento. Con lui moriva il sogno di unire Goti e Romani sotto una unica dinastia.
Sentendo l'odore della fine di un regno Prisco Attalo fuggì e si allontanò dai Visigoti, fu catturato dalle forze di Flavio Costanzo e inviato a Ravenna. Qui non fece la fine degli usurpatori – lui che lo era stato due volte – fu invece spedito in esilio a Lipari.
Poco tempo dopo fu la volta di Athaulf: i Visigoti lo avevano seguito attraverso mezzo impero nella ricerca di un futuro ma cinque anni dopo il sacco di Roma non erano più vicini a raggiungere il loro sogno di una stabile patria nel mondo Romano. In più molti di loro erano alla fame, cosa che in genere aiuta a soffiare vento sulle braci del dissenso. Sta di fatto che Athaulf aveva preso al suo servizio, imprudentemente, uno dei vecchi seguaci di Sarus che segretamente era determinato a vendicare il suo vecchio padrone, anche se non ho il dubbio che questi fu solo l'utile idiota della fazione Gotica che voleva usurpare il potere di Athaulf. Questi fu sorpreso mentre faceva un bagno e colpito a morte: aveva regnato sui Visigoti per cinque anni passando dall'essere un capo barbarico a diventare uno degli statisti della sua epoca. L'impero era quasi crollato nel terzo secolo e si era salvato grazie al nuovo sangue degli imperatori illirici: chissà, forse Athaulf e i suoi Goti avrebbero potuto essere per il quinto secolo quello che furono gli illirici nel terzo. Creo che la politica di Athaulf fosse l'unica possibile: Il suo sogno di rinnovare il nome Romano attraverso le armi Gotiche fu forse uno degli ultimi treni per l'occidente romano. In un certo senso si avvererà un giorno, ma non prima di vedere l'occidente avvolto nelle fiamme della sua stessa caduta. Sarà troppo poco e troppo tardi.